martedì 1 dicembre 2009

Esprimere le emozioni




Nella quotidianità della vita di ognuno a quanti è capitato di conoscere persone che faticavano ed esprimere le proprie emozioni, a palesarle alle persone care, a viverle e a provarle senza sentimenti di vergogna o disagio. Credo che tutti conoscano amici che si comportano così se non addirittura lo siamo noi stessi. Spesso mi capita di assistere a scene commoventi, come la corsa di un bimbo tra le braccia del nonno, baci e carezze dati per consolare, gesti d'affetto che ti muovono dentro qualcosa e senti le lacrime salirti agli occhi e un magone che ti si pianta in gola... MA.... non puoi lasciarti andare, perchè sei in fila alla cassa o alla fermata dell'autobus o sul posto di lavoro. Purtroppo noi adulti, siamo ormai condizionati da quella che è stata la nostra educazione a non lasciar permeare quelli che sono i nostri sentimenti, perchè ci possono rendere deboli e vulnerabili, tutto a discapito della nostra emotività che viene continuamente censurata e magari ci si manifesta con varie forme allergiche o reazioni psicosomatiche.
Visto che ci rendiamo conto di come ci fa star male tutta questa contrizione, per quale ragione non fornire ai bambini gli strumenti per essere in grado di vivere le emozioni con serenità?
Uno dei tanti lavori del nido è favorire i bambini nel riconoscere i propri stati d'animo, le proprie emozioni, i propri sentimenti, riuscirli a comunicare ed esternare.
La prima emozione con cui un bambino fa i conti è la rabbia. Egli la prova fin dalle prime ore di vita, quando sente la frustrazione della fame che non viene immediatamente soddisfatta. Con il passare degli anni la rabbia diventa una "cosa" che ti fa urlare, gettare oggetti, mordere picchiare, ma non per questo la rabbia è solo negativa anzi, in verità la rabbia è quella forza che nella vita ci permette di andare avanti, di rimetterci in piedi quando cadiamo, di reagire quando ci sentiamo sconfitti, è un arma che dobbiamo essere in grado di riconoscere ed adoperare al meglio. E' per questo che al nido quando un bambino è arrabbiato gli viene concesso di esprimere la rabbia, ovviamente indirizzandola verso canali appropriati, come ad esempio la stanza dell'urlo; per farla uscire o quella dei cuscini; per buttarcisi sopra e dimenarsi o quella dei lanci; dove si formano tante palline di carta (stropicciare è un ottimo sistema per scaricare) ,che vengono lanciate contro dei teli. Il bambino deve vivere serenamente le proprie emozioni e sentirsi sicuro nel manifestarle senza il timore di sentirsi meno amato o sconfermato dalle persone significative della sua vita.
Quando un bambino è arrabbiato non diciamogli "Non ti arrabbiare, non ti serve a nulla arrabbiarti..." perchè non sarebbe giusto non consertirgli di provare queste emozioni, solo perchè a noi è stato insegnato a reprimerle. Al bambino serve arrabbiarsi per capire quanto può spingersi oltre, per sentire quanto gli adulti sono in grado di tenerlo e amarlo e che per questo non è cattivo. Deve poter dare un nome a ciò che sente e vedere che le persone attorno a lui sanno aiutarlo a veicolare quel sentimento in modo positivo e che non distruggerà tutto ciò che ama. Dobbiamo ricordare che per i bambini non esistono sfumature di grigio, o è bianco o è nero, o sono bravo o sono cattivo, o mi vuoi bene o mi odi. Per questo per loro tutto assume dimensioni macroscopiche e catastrofiche, come nel caso della rabbia. Noi dobbiamo essere in grado di verbalizzare cosa gli stà accadendo e come lo aiuteremo a superarlo, affichè nelle prossime volte lui sia in grado di riconoscere la situazione ed avere alcuni strumenti per affrontarla.
Molti bambini non accettano di arrabbiarsi, ne sono molto spaventati proprio per le cose dette prima, quindi è probabile che presentandogli e leggendogli il libro della rabbia descritto qui sotto ne siano spaventati e lo rifiutino. Non preoccupatevi, accantonate momentaneamente la lettura del libro e passate alcune settimane a nominare la parola rabbia ogni volta che si presenta la situazione, iniziate voi a renderla visibile, a riconoscerla, piano piano il bambino capirà che siete in grado di accettarla e sarà pronto a sua volta a contesualizzarla nella lettura.

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