sabato 12 dicembre 2009

Le età per la lettura

Bimbi e libri

Queste brevi indicazioni possono essere utili per seguire e comprendere lo sviluppo del bambino e il suo avvicinamento ai libri e alla lettura; è importante non considerarle in maniera rigida, ma tenendo presente che ogni bambino possiede delle caratteristiche personali diverse da ogni altro suo coetaneo.

A 1 mese ed anche prima

Al bambino piacciono le ninne nanne. Vanno tutte bene; si possono usare quelle di famiglia o anche quelle in dialetto. Non va male se la ninnananna è sempre la stessa prima del sonno dal momento che i bambini amano i rituali.

A 2 mesi

Possiamo fargli vedere disegni di volti umani o fotografie; queste ultime poniamole ad una distanza non superiore ai 30 cm dal suo volto. Le figure devono essere di grande formato: circa cm 24 x 17. Le fotografie si possono incollare ad un cartoncino dello spessore di un paio di millimetri in modo che nei mesi successivi possa prenderle in mano.

A 6 mesi

E’ attratto dalle foto e dalle figure del libro che cerca di prendere e di “mangiare”. Prova a passare il libro da una mano all’altra.I libri a questa età e almeno fino a 12 mesi devono essere resistenti, atossici, con pagine grosse, con colori vivaci e oggetti familiari o figure di bambini. Attenzione: le figure non devono essere stilizzate per essere comprese e i libri non molto ingombranti. Fategli vedere i libri tenendolo in braccio. Suggeriamo di usare libri veri, di grosso cartone, e non libri giocattolo o libri da bagno.

A 9 mesi

E’ sempre attratto dalle foto e dalle figure del libro che cerca di prendere e di “mangiare”. Passa con facilità il libro, se non è ingombrante, da una mano all’altra; indica le pagine con una o più dita. Prova a girare la pagine a mano piena se l'ha visto fare dai genitori. Gli si fanno vedere i libri tenendolo in braccio. Oppure ci si può sdraiare su un tappeto insieme al bambino, guardando il libro insieme.

A 12 mesi

Tiene il libro in mano, se aiutato, e gira più pagine alla volta, sempre a mano piena. Dà il libro all’adulto. I libri devono sempre essere robusti e maneggevoli. Possono essere ora anche più grandi. Le figure preferite riguardano azioni familiari (mangiare, dormire, giocare) e piccoli animali, mentre i testi preferiti sono sempre le filastrocche. Meglio cercare di evitare figure di cose che il bambino ancora non conosce. Comincia a rendersi conto di immagini di volti capovolti.

A 15 mesi

Gira le grosse pagine usando due dita. Nel caso in cui un libro contenga una faccia, capisce se è capovolto. Talora gira la sua faccia per adattarla a quella del libro. Gli piacciono i libri con frasi brevi e facili, che possa imparare ad anticipare.

A 18 mesi

Completa ed anticipa le frasi del libro. Gli piacciono libri che parlano di animali (leggendo si possono fare versi buffi come quelli degli animali), di bambini, delle cose di ogni giorno, con frasi brevi e semplici. Comincia ad orientare il libro.

A 24 mesi

Gira bene la pagina. Trascina i libri in giro per la casa e “legge” alle bambole o al gatto inventando lui stesso storie a suo piacimento. Gira da solo una pagina nel verso giusto se contiene una faccia capovolta. Può correggere l’errore del lettore. Gli piacciono le storie che danno l’opportunità di identificarsi con i personaggi, che raccontano prove da superare, che fanno ridere. Quando si passeggia con il bambino gli si possono leggere anche le scritte, i cartelli e i segnali.

A 30 mesi

Può” leggere” un libro che gli è stato letto molte volte. Gli piacciono storie di bambini della sua età che narrano momenti di vita comune (andare a scuola o dal dottore), di amicizia, di fratelli o sorelle, ma anche libri fantastici, avventurosi. I testi devono essere semplici. Le fiabe tradizionali (e in particolare quelle “del perché” con animali parlanti che spiegano le cose) aiutano anche a proiettare all’esterno le paure e le emozioni che il bambino ha dentro di sé. Al bambino piace scegliere la storia e gli piace anche farsela leggere molte volte.

Preso dal sito www.natiperleggere.it

Qualche libro per Natale












Quale regalo migliore per un bambino di un bel libro?! L'importante è che sia adatto all'età, quindi per i più piccoli con tante illustrazioni, una trama molto semplice se non assente e che tratti del quotidiano. Per i più grandi le immagini sono molto importanti soprattutto quando sono speculari alla didascalia che li segue, ma fate attenzione che non siano predominanti rispetto al testo; deve potersi concentrare sui contenuti e la comprensione le immagini sono un'abbellimento, un aiuto per entrare nel racconto.

venerdì 11 dicembre 2009

La paura del buio




Come si possono aiutare i bambini ad affrontare e superare le proprie paure? Bhè diciamo che non c'è una ricetta, in realtà le ricette, per quanto riguarda i bambini, non esistono e nel caso, non credo sia il corretto applicarle alla lettera, vanno sempre personalizzate a seconda del bambino e dell'adulto che intendere operare con lui.
Credo che la cosa più importante sia riconoscere al bambino la leggitimità della paura, non dobbiamo sminuire ciò che prova o colpevolizzarlo perchè è condizionabile dalle sue paure, ma dobbiamo anzitutto accettare che il piccolo stia vivendo un esperienza che lo spaventa, cercare di capirne il motivo ed essere in grado di sviluppare un sentimento empatico, affichè possiamo capire a pieno cosa il bambino stà vivendo. E' a questo punto che saremo in grado di fornirgli gli strumenti per affrontare e gestire le proprie paure. Dobbiamo tenere a mente che il termine "paura" non significa necessariamente vigliaccheria o codardia, anzi, la paura aiuta ad essere prudenti, riflessivi e consapevoli di cosa si stà tentando di affrontare.
Al nido quando osserviamo che un bambino sviluppa sentimenti di paura verso determinate situazioni, cerchiamo prima di tutto di compiere un osservazione più approfondita per comprendere se le informazioni raccolte sono effettivamente reali e non frutto di semplici pregiudizi, poi alla luce dei dati raccolti avviene un confronto tra colleghe che ci permette di mettere in campo tutto il nostro sapere e le nostre esperienze per impostare un progetto che favorisca quel bambino, ma in generale tutto il gruppo ad essere in grado di padroneggiare le situazioni di paura.
Uno degli strumenti più utilizzati è il gioco simbolico, in cui vengono forniti al bambino oggetti che a seconda della modalità di utilizzo, possono rappresentare ciò di cui hanno paura e attraverso il gioco, che il bambino può ripetere all'infinito e modificare nel tempo, diventa in grado di canalizzare la paura, individuarla e simbolizzarla fino a toglierle quella valenza paurosa che prima poteva avere. Tutto attraverso il gioco diventa controllabile e così anche quello che spaventa.
Gli oggetti che si possono fornire ai bambini sono scatoloni di cartone nei quali sia possibile nascondersi, peluche che raffigurino animali, foular e abiti per travestirsi, oggetti di uso comune che permettano loro di ricostruire con la fantasia le situazioni di vita quotidiana che più necessitano di essere simbolizzate. Momenti di gioco come questo devono essere liberamente gestiti dal bambino, l'adulto deve tentare di non intervenire, perchè andrebbe a modificare e ad influire sui processi mentali del bambino nell'individuare le situazioni per lui più significative. Deve lasciarlo libero di sperimentare e di utilizzare gli oggetti spontaneamente, senza nessun tipo di influenza o condizionamento, l'adulto deve solamente essere presente, perchè attraverso la sua presenza infonderà sicurezza al bambino, in quanto pronto e disponibile ad interagire con lui se e quando richiesto. Rappresenterà una rete pronto ad accoglierlo in caso di necessità.
Un altro strumento molto utile è l'oggetto consolatorio, può essere un peluche, una coperta, il ciuccio, una foto, un qualsiasi oggetto che porti al bambino la sensazione di sicurezza e familiarità, di sicuro questo lo aiuterà a calmarsi e a mettersi in ascolto delle parole dell'adulto.
E certo non poteva mancare la favola, un libro che racconti e parli di ciò che spaventa rendendolo inoffensivo, buffo o fornendo le modalità di reazione facendole copiere ai personaggi della storia.
I bambini si fissano su alcune storie e ne richiedono continuamente la rilettura, perchè richiedono di provare e riprovare un intenso piacere e di rivivere emozioni già provate, la lettura contiene in sè, in modo simbolico, il conflitto principale vissuto dal bambino e la soluzione lieta rappresenta una sorta di sollievo e tranquillità, magari momentanea, del disagio del bambino. Riascoltando, i bambini, ripercorrono i contenuti e i significati della storia, scoprendo significati e collegamenti più precisi attraverso l'interazione tra ciò che è noto e ciò che appare nuovo.

giovedì 3 dicembre 2009

Ballando con il Buio





E' sera, ma Alice vorrebbe ancora giocare.
E non si accorge che Buio sta arrivando!
Entra piano piano dalla finestra
come una nuvola nera.
Mentre Alice gioca, ride e si muove
leggera come una ballerina.
Buio cerca di nascondersi
scivolando lungo il muro.
Ma Alice l'ha già visto,
e non ha affatto paura.
D'improvviso Buio si fa più grande,
oscurando tutta la stanza.
Ma Alice sa,
che Buio sa...
che lei l'ha scoperto!
Con un gran salto
attraversa la stanza
e lo prende sottobraccio.
"Cosa succede?
Cosa vuoi fare?"
"Non lo vedi? Voglio ballare!"
E dopo tanti salti,
giravolte e capriole
bevono insieme una delizionsa
cioccolata calda.
ora Buio
arriva ogni notte,
per ridere e giocare insieme a lei.
Ormai amici per la pelle,
ballano per tutta la notte.
Ma quando sono stanchi
e assonnati
Alice spegne la luce e sa,
che Buio sa
che è tempo di dire...
"Buonanotte!"

martedì 1 dicembre 2009

Esprimere le emozioni




Nella quotidianità della vita di ognuno a quanti è capitato di conoscere persone che faticavano ed esprimere le proprie emozioni, a palesarle alle persone care, a viverle e a provarle senza sentimenti di vergogna o disagio. Credo che tutti conoscano amici che si comportano così se non addirittura lo siamo noi stessi. Spesso mi capita di assistere a scene commoventi, come la corsa di un bimbo tra le braccia del nonno, baci e carezze dati per consolare, gesti d'affetto che ti muovono dentro qualcosa e senti le lacrime salirti agli occhi e un magone che ti si pianta in gola... MA.... non puoi lasciarti andare, perchè sei in fila alla cassa o alla fermata dell'autobus o sul posto di lavoro. Purtroppo noi adulti, siamo ormai condizionati da quella che è stata la nostra educazione a non lasciar permeare quelli che sono i nostri sentimenti, perchè ci possono rendere deboli e vulnerabili, tutto a discapito della nostra emotività che viene continuamente censurata e magari ci si manifesta con varie forme allergiche o reazioni psicosomatiche.
Visto che ci rendiamo conto di come ci fa star male tutta questa contrizione, per quale ragione non fornire ai bambini gli strumenti per essere in grado di vivere le emozioni con serenità?
Uno dei tanti lavori del nido è favorire i bambini nel riconoscere i propri stati d'animo, le proprie emozioni, i propri sentimenti, riuscirli a comunicare ed esternare.
La prima emozione con cui un bambino fa i conti è la rabbia. Egli la prova fin dalle prime ore di vita, quando sente la frustrazione della fame che non viene immediatamente soddisfatta. Con il passare degli anni la rabbia diventa una "cosa" che ti fa urlare, gettare oggetti, mordere picchiare, ma non per questo la rabbia è solo negativa anzi, in verità la rabbia è quella forza che nella vita ci permette di andare avanti, di rimetterci in piedi quando cadiamo, di reagire quando ci sentiamo sconfitti, è un arma che dobbiamo essere in grado di riconoscere ed adoperare al meglio. E' per questo che al nido quando un bambino è arrabbiato gli viene concesso di esprimere la rabbia, ovviamente indirizzandola verso canali appropriati, come ad esempio la stanza dell'urlo; per farla uscire o quella dei cuscini; per buttarcisi sopra e dimenarsi o quella dei lanci; dove si formano tante palline di carta (stropicciare è un ottimo sistema per scaricare) ,che vengono lanciate contro dei teli. Il bambino deve vivere serenamente le proprie emozioni e sentirsi sicuro nel manifestarle senza il timore di sentirsi meno amato o sconfermato dalle persone significative della sua vita.
Quando un bambino è arrabbiato non diciamogli "Non ti arrabbiare, non ti serve a nulla arrabbiarti..." perchè non sarebbe giusto non consertirgli di provare queste emozioni, solo perchè a noi è stato insegnato a reprimerle. Al bambino serve arrabbiarsi per capire quanto può spingersi oltre, per sentire quanto gli adulti sono in grado di tenerlo e amarlo e che per questo non è cattivo. Deve poter dare un nome a ciò che sente e vedere che le persone attorno a lui sanno aiutarlo a veicolare quel sentimento in modo positivo e che non distruggerà tutto ciò che ama. Dobbiamo ricordare che per i bambini non esistono sfumature di grigio, o è bianco o è nero, o sono bravo o sono cattivo, o mi vuoi bene o mi odi. Per questo per loro tutto assume dimensioni macroscopiche e catastrofiche, come nel caso della rabbia. Noi dobbiamo essere in grado di verbalizzare cosa gli stà accadendo e come lo aiuteremo a superarlo, affichè nelle prossime volte lui sia in grado di riconoscere la situazione ed avere alcuni strumenti per affrontarla.
Molti bambini non accettano di arrabbiarsi, ne sono molto spaventati proprio per le cose dette prima, quindi è probabile che presentandogli e leggendogli il libro della rabbia descritto qui sotto ne siano spaventati e lo rifiutino. Non preoccupatevi, accantonate momentaneamente la lettura del libro e passate alcune settimane a nominare la parola rabbia ogni volta che si presenta la situazione, iniziate voi a renderla visibile, a riconoscerla, piano piano il bambino capirà che siete in grado di accettarla e sarà pronto a sua volta a contesualizzarla nella lettura.